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Antimafia Metropolitana
Prefazione. L'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata (Cross) ha pubblicato lo scorso anno, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano, il primo rapporto mai stato fatto sulla presenza mafiosa in Lombardia, finanziato dalla Giunta Regionale, e che prende in esame inchieste giudiziarie e fatti di cronaca degli ultimi 70 anni nella nostra Regione; il rapporto analizza i metodi coercitivi che nei decenni scorsi le organizzazioni criminali hanno sviluppato sul territorio lombardo, descrivendo la cornice storica e sociale in cui le mafie si sono insediate.
La migrazione dal sud. I primi boss arrivarono in Lombardia sotto la spinta dei flussi migratori provenienti dal sud, che si verificarono negli anni '50: centinaia di persone quotidianamente arrivavano alla Stazione Centrale di Milano; non avevndo più lavoro nelle loro terre avevano preso contatti con i compaesani che negli anni erano andati al Nord. Alla Stazione Centrale c'erano coloro che davano delle indicazioni ai nuovi arrivati: chi aveva bisogno di trovare una sistemazione, chi cercava lavoro e poi i tanti modi di arrangiarsi in quella che, già allora, si avviava ad divenire la metropoli che oggi conosciamo.
Il contesto sociale. I nuovi arrivati che nella grande città si sentivano spaesati, potevano trovare nel vasto hinterland alcune località più a misura d'uomo, che per dimensioni potevano essere paragonate ai loro paesotti di origine e qui radicarsi per costruirsi una nuova vita.
La struttura sociale dei paesini periferici della provincia era sostanzialmente simile in tutte le regioni italiane e ruotava attorno ai diversi ruoli che si distinguono in una comunità locale: il ruolo del politico che ha il potere di amministrare le risorse pubbliche, l'industriale che prendeva il posto del proprietario terriero del sud, i circoli degli operai sostituivano i braccianti, la rete di piccoli commercianti e artigiani che fungevano da luoghi di formazione e avviamento al lavoro per i piccoli garzoni, infine i luoghi di culto per il mantenimento delle tradizioni culturali e morali del posto.
La grande città invece aveva ruoli meno delineati: qui il politico tende a lasciare la propria impronta sulla città per gli anni futuri; la presenza di vari gruppi industriali che interagiscono con la politica cittadina; la classe impiegatizia che diventa sempre più numerosa; gli operai organizzati in sindacati per avere più peso nell'affermazione dei propri diritti; gli studenti universitari aggregati su diverse posizioni politiche che poi portarono alcuni a condurre battaglie ideologiche, altri sfociarono in contestazioni violente fino a giungere in qualche caso alla lotta armata.
Tutta questa varietà di ecosistemi sociali in città s'intrecciavano e a volte creavano attriti in seno alle famiglie, che tradizionalmente rappresentano il primo istituto regolamentato con il quale una comunità era in grado di affermarsi sopra tutte le altre istituzioni.
(Si badi bene che si parla al passato, oggi le cose sono molto mutate nelle famiglie)
I traffici illeciti. In questa moltitudine di ecosistemi sociali i boss mafiosi s'insediarono, a volte con visioni strategiche ben precise, a volte in maniera del tutto causale e spontanea.
Essi venuti in Lombardia replicarono le relazioni e i legami in cui si erano formati nei loro anni di vita al sud e si ambientarono con naturalezza.
I primi traffici erano legati al riciclaggio di danaro da e verso la Svizzera, la presenza degli aeroporti internazionali permetteva gli scambi con gli affiliati negli Usa, il crescente sviluppo industriale e immobiliare permetteva di aprire nuove porte all'illegalità.
Nel corso degli anni i settori commerciali d'interesse mafioso si sono spostati su varie branchie dell'economia e della finanza. Ogni organizzazione criminale ha cercato di presidiare il territorio con le proprie modalità d'intimidazione e coercizione, specializzandosi nelle attività illegali che in ogni momento storico erano più accessibili a loro e rendevano più soldi.
Oggi i nostri territori sono interessati da sacche di illegalità in cui le mafie prosperano: esse sono presenti negli appalti per le grandi opere, nell'edilizia, nel movimento terra, gestiscono il traffico di stupefacenti, il controllo delle attività commerciali (specie di ristorazione), e negli ultimi anni hanno trovato denaro facile nel ciclo illegale dei rifiuti.
La Lombardia, ormai da più di un decennio, è la prima regione del centro-nord per numero di beni immobili che la magistratura ha sequestrato alle mafie, e Milano ovviamente è la prima provincia.
( Qui sotto potete scaricare il rapporto:
http://www.consiglio.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/f17c53ff-334a-4002-85ac-d8e2563a521d/Sintesi+Monitoraggio+Lombardia.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=f17c53ff-334a-4002-85ac-d8e2563a521d )
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